Avrete forse notato che sono stranamente silente sulle azioni intraprese dall’attuale governo.
Questo non significa che non sia disgustato da come si sta muovendo (sebbene, poiché ho la memoria un po’ meno corta di molti, non veda grosse differenze con l’epoca Berlusconiana, di cui quanto accade oggi è in qualche modo un’evoluzione): una continua sequenza di spot pseudo-elettorali, per mantenere saldo il consenso, condita da preoccupanti caratteri tendenti al razzismo e alla xenofobia, all’anti-europeismo ed in generale alla generazione di odio, che cresce florido in una società che vive in uno stato di profonda sofferenza economica e sociale, di cui nessuno si è fatto carico; si individuano nemici da odiare (gli immigrati, l’Europa, i concessionari autostradali, ecc.) e così si copre la totale inerzia del governo sui temi per cui i loro esponenti si sono spesi in campagna elettorale, essendo, questi, in gran parte, irrealizzabili.
Il motivo per cui sono silente è semplicemente è che, in questa fase, sono fatalista e rassegnato. Intendo che quanto sta accadendo è una inevitabile conseguenza di quanto accaduto negli ultimi anni ed il sottoscritto lo aveva ampiamente pronosticato, la sera della seconda affermazione congressuale di Renzi, col 70%. La colpa principale di questa situazione è del PD e del centrosinistra in generale. Sulla base del principio filosofico e scientifico di causa-effetto, le politiche e gli atteggiamenti portati avanti dal centrosinistra negli ultimi anni hanno determinato, inevitabilmente, il verificarsi della situazione attuale.
A mio modo di vedere, la credibilità del PD e della sua classe dirigente è talmente bassa, oggi, da fare sì che qualunque cosa diciamo non verrà presa sul serio, per cui è perfettamente inutile che chiunque di noi critichi l’operato dei soggetti al momento al governo. Quando la gente pensa che tu gli abbia rovinato la vita, è di difficile che ti credano quando gli spieghi che i loro problemi non sono causati degli immigrati (che sono molti meno di quanto si creda, si veda ad esempio questo articolo), ma dal fatto che le diseguaglianze in questi anni sono mostruosamente cresciute (si veda, ad esempio, questo articolo).
Ora, che l’elettorato italiano sia mediamente poco colto e tendenzialmente incapace di interpretare, correttamente, la realtà (l’ignoranza e lo scarso senso morale sono i principali mali del paese) è agli atti da tempo e indubbiamente certi fenomeni recenti, come la comparsa dei social network, hanno amplificato certe pulsioni. Poi ci sono delle realtà comunicative costruite a tavolino come il M5s, finalizzate a giungere all’occupazione del potere mediante una manipolazione scientifica del consenso. Per rendersene conto, è sufficiente osservare l’incoerenza del M5S che ha qualcosa di disarmante. Per anni, hanno (giustamente!) attaccato violentemente tutti gli esponenti degli altri partiti che incorrevano in vicende giudiziarie. Ora che sono al governo, non una parola sugli esponenti della maggioranza (Salvini per la vicenda dei conti leghisti e della nave Diciotti) e sindaci (Appendino, Raggi) che subiscono stessa sorte. Complimenti vivissimi.
Ma, per me, il nucleo del problema è differente. Viviamo in un’epoca storica che ha visto il trionfo definitivo del capitalismo e dell’economia finanziaria sullo stato sociale e sulla politica. Un capitalismo, come qualcuno lo ha definito “rapace”, senza scrupoli, che non cerca di fare utili con le idee, le innovazioni, ma sulla pelle dei lavoratori e del paese.
Tutto ciò è stato possibili a causa di una classe politica pressoché totalmente asservita al capitalismo ed alla finanza, che non ha fatto altro che stendere tappeti rossi a questi soggetti, cercando di accreditarsi come interlocutori privilegiati con loro. Se questo lo avesse fatto solo la destra, non ci sarebbe stato nulla di strano; il problema è che anche il cs ha subito questa subalternità, compresi i dirigenti ex PCI (che evidentemente sono afflitti da qualche senso di colpa e sentono di dover dimostrare qualcosa), per arrivare poi a Renzi che ne è stato la massima espressione.
Lasciatemi anche fare un piccolo ragionamento su debito, spread, ecc. Personalmente credo che fare una politica a debito sia una follia ed è stato folle farlo in passato: un atteggiamento che ha portato alla situazione attuale; non può farlo una famiglia, certamente non può farlo uno stato. Allo stesso tempo, uno stato non può bloccare scuole, ospedali e trasporti perché c’è il debito, così come non è giusto fare pagare ai cittadini di oggi gli errori dei politici di ieri. Al netto di tutto ciò, è semplicemente aberrante che non solo le scelte politiche, ma anche le semplici intenzioni causino reazione tali dei mercati e dello spread da negare una effettiva libertà di scelta alla politica. Questo genere di situazioni ha alimentato l’odio verso l’Europa e la politica e occorre trovare un modo di superarlo.
Su queste basi, affermo che l’economia e la finanza hanno infine trionfato nella lotta di classe che ha caratterizzato la seconda metà del ‘900 e non hanno più opposizione.
Così, nell’epoca attuale, le persone sentono un forte bisogno di protezione sociale, mentre chi ha governato in questi anni ha dato l’impressione di schierarsi invariabilmente dalla parte dei potenti e questa convinzione è ormai fortissimamente radicata.
Da questo punto di vista, un minimo di consapevolezza all’interno del PD (nella parte non renziana perché quella renziana si ostina della sua bolla di nostalgia rabbiosa nel fare intendere che prima era tutto perfetto ed è tutta colpa degli elettori che non capiscono niente; Renzi stesso, ormai, ha completamente perso il contatto con la realtà, nel suo narcisismo ipertrofico). Nicola Zingaretti ha dichiarato “la nostra storia e il nostro futuro non si può infilare dentro a quel modello elitario, repubblicano ma rappresentativo dei piani alti della società francese”. Anche se si riferisce a Macron (ed ha ragione a criticarlo) ha descritto precisamente l’atteggiamento che il cs ha tenuto negli ultimi anni ed ha portato il PD al 18%. Non so se il governatore laziale sia la risposta definitiva ai problemi del PD, non so se sarà il mio candidato, ma certo, qualche base solida c’è.
Ovviamente, sarebbe stata tutta un’altra storia se, magari, avessimo evitato di mandare la Lega e Salvini al potere. Invece abbiamo deciso di favorire lo scenario attuale perché un certo Renzi giocava al tanto peggio tanto meglio, sperando in un fallimento di questi e credendo che lo avrebbero rimpianto. Non ha capito che la gente lo detesta così tanto che non lo rivorranno MAI e nessuno è più abile a manipolare il consenso con una comunicazione studiata scientificamente che Casaleggio e Salvini. Quindi, grazie all’ego e il desiderio di rivalsa di Matteuccio, ci terremo questi per decenni!
Il problema, però, va oltre rispetto alle tematiche relativa a Renzi ed al PD. È il concetto stesso di partito che gli elettori hanno rifiutato. Gli attuali attori della maggioranza di governo sono arrivati al potere anche perché hanno proposto modelli di organizzazione politica (soprattutto il M5S) completamente diversi da quelli tradizionali. Il “gentismo” di Di Maio e C., l’idea di proporre dirigenti assolutamente non all’altezza perché noi siamo “gente del popolo”, è qualcosa che ha fatto breccia.
Ed allora, per contrastare l’attuale governo e le forze politiche che lo sostengono, l’unica strada è rianimare il PD, rianimare il centrosinistra per metterlo nella condizione di tornare ad essere competitivo. Poiché oggi il partito e la sua classe dirigente non hanno alcuna credibilità, occorre innanzi tutto restituire credibilità al partito, quindi, la battaglia da combattere oggi è tutta interna. Ecco quali linee d’azione si dovrebbe, a mio parere, cercare di intraprendere:
- Cambiare le forme organizzative, superando un modello in gran parte ispirato al 1945, totalmente fuori dal tempo. Superare il tesseramento, i circoli come sedi fisiche e molti degli stanchi riti del partito. Fondare un nuovo soggetto basato su forme moderne di partecipazione, in cui la base sia costantemente coinvolta, utilizzando molto la rete e ispirandosi alle idee del M5S delle origini. Quindi, prima di scegliere un nuovo leader con le stesse regole congressuali del passato, svolgere un congresso per tesi, come qualcuno ha proposto, per mettere gli elettori nella condizione di determinare la nuova forma organizzativa del partito e solo dopo, con nuove regole, scegliere un segretario.
- Il populismo si contrasta con il popolarismo, non certo con l’elitismo. Occorre liberarsi da ogni forma di elitarismo, di correntismo spinto, di dominio di capi e capetti che fanno il buono ed il cattivo tempo e dal sistema per cui si avanza di carriera non per merito, competenza, capacità o virtù etiche, ma solo per fedeltà a uno dei suddetti capetti. Soprattutto, bisogna liberarsi dalla contiguità con i centri di potere economico, di quell’establishment economico-finanziario, di cui il Renzismo è stato l’alfiere, ma che da quasi trent’anni ha contaminato il partito e lo ha reso così inviso all’opinione pubblica; smettere di avere come interlocutori privilegiati gli industriali, i banchieri (si pensi al caso Banca Etruria) e, in generale, i potenti. Ovviamente, questo porta in sé il superamento di ogni deformazione renziana. L’attuale classe dirigente deve essere completamente azzerata, bisogna dare un senso di discontinuità netto col passato, altrimenti non se ne esce.
- Spostare l’oggetto della narrazione politica e dell’opposizione al governo dalle considerazioni sullo spread, sui mercati le ecc. (cioè, sostanzialmente una narrazione di destra), verso i temi dell’equità sociale, della tutela dei più deboli, dell’equità, della legalità e dell’ambiente. Ora, ritengo che il PD dovrebbe impostare la narrazione su tre ambiti:
- Ambiente: La sfida per l’innovazione e la sostenibilità ambientale il contrasto all’inquinamento e al cambiamento climatico è la più importante di questo secolo (qualche proposta la potete trovare qui)!
- Legalità, moralità e giustizia: Curare l’immoralità dilagane del paese che è la base della maggior parte dei suoi mali.
- Eguaglianza, Equità sociale: Non ci si può limitare a invocare lo sviluppo, a creare più ricchezza, occorre che questa ricchezza sia distribuita in modo da avere meno ricchi e meno poveri, occorre rimediare alle enormi diseguaglianze accumulatesi in questi ultimi decenni.
- Purtroppo, oggi, nel partit,o la gran parte del dibattito si concentra sull’opportunità di dialogare o meno col M5S. Io credo che dovremmo svolgere il nostro dibattito a prescindere dal M5S, evitando la dialettica (renziana) del noi-contro di loro, ragionando su quello che vogliamo essere noi e puntando a recuperare parte di quell’elettorato. Questo non significa che non bisogna dialogare con quella parte del M5S a disagio con l’attuale leadership dello stesso e con l’alleanza con la Lega, per metterli in difficoltà, ma è una cosa da fare sotto traccia, non certo sui giornali.
Ecco, una volta realizzato tutto ciò, FORSE, avremo di nuovo la credibilità necessaria per riguadagnare consenso e contrastare l’attuale pericolosa deriva populista-sovranista del paese.
Riccardo Tassone