“Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora io reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri”.

LORENZO MILANI

 

Le vicende che hanno visto protagonista il vascello di un ONG tedesca, mi hanno spinto a mettere per iscritto alcuni pensieri che da tempo sto elucubrando sul tema dell’immigrazione ed, in particolare, su come il centrosinistra possa rapportarsi al tema. In larga parte, risulteranno considerazioni banali, ma credo sia bene metterle tutte in fila, per una volta. Avviso subito che alcune delle considerazioni che svolgerò e delle conclusioni che trarrò potrebbero risultare quantomeno irritanti.

 

L’immigrazione e la natura umana

Partirò da alcune premesse:

  1. La natura umana è tale per cui le persone tendono a diffidare, avere paura e, di conseguenza, odiare chi è diverso da loro (la Storia ce lo insegna).
  2. Per contrastare questa tendenza, è necessario un enorme livello di civilizzazione ed, al momento, per vari motivi, il livello di civiltà (intesa come cultura, moralità, capacità di pensiero indipendente, ecc) del “popolo” in Italia è molto bassa. Uno dei dati più significativi in merito è che l’Italia è tra i paesi più ignoranti d’Europa.
  3. La crisi economica e sociale ha devastato un’enorme settore della società italiana e questo ha acuito la paura e la richiesta di protezione sociale.
  4. Qualcuno ha saputo abilmente sfruttare questi fenomeni per fare credere che la colpa delle sofferenze del popolo siano i poveri migranti e non gli straricchi e signori delle finanza, scatenando una guerra fra poveri e trovando un’eccezionale strumento di propaganda.
  5. Sempre questo qualcuno, oltre che per macinare consenso, utilizza questa campagna per distrarre quel poco di opinione pubblica che rimane in Italia dai problemi della gente e, soprattutto, dalle mancanze del suo governo e dai suoi problemi di immagine, in particolare riguardanti eventuali finanziamenti esteri.
  6. Le imprese mediatiche delle ONG, come quella portata avanti dal capitano della Sea Watch, credo abbiano il fine di smuovere le coscienze, l’opinione pubblica italiana. Peccato che questi soggetti non si rendono conto che NON SERVE A NIENTE, perché l’opinione pubblica e le coscienze sono completamente spente, tranne in quel 30% di elettorato colto, benestante, che è già contrario alle politiche dell’attuale governo. L’effetto finale è quindi di portare ulteriore consenso al soggetto di cui sopra, il cui partito, non a caso, è schizzato al 37% in quei giorni.

 

La Realtà

Ovviamente, tale propaganda non tiene minimamente in conto la realtà. Ecco qualche esempio, senza pretesa di completezza e di organicità:

  1. Numero di Migranti: Il numero di immigrati in Italia rispetto alla popolazione è decisamente più basso della media dei paesi europei. Abbiamo poco più di 5 milioni di stranieri regolari, l’8%. Calcolando solo i nati fuori dall’Europa, 4 milioni, sono appena il 6,7%. Nel resto dell’Europa, le cifre sono ben diverse: gli stranieri di origine extra-europea sono il 9,9% in Austria, l’8,5% in Francia, l’11,6% in Svezia, ecc. Ergo, non c’è nessuna “invasione”.
  2. Sbarchi: Dal 2014 al 2017, ogni anno sono sbarcati un numero superiore a 100000 persone; nei primi cinque mesi del 2018 (quando la Lega non era ancora al governo) ne sono arrivati appena 130000. Allo stesso tempo, non è vero che, col governo gialloverde, sono stati fermati gli sbarchi. I media si concentrano sulle vicende in cui sono coinvolte le ONG, ma, ad esempio, mentre la Sea Watch era bloccata al largo di Lampedusa, ben 236 migranti sono sbarcati sulle coste Italiane.
  3. Secondo l’ISTAT, gli stranieri che giungono sui barconi sono il 13%, mentre la gran parte, circa il 75%, arriva in aereo con regolare visto turistico, quindi tramite canali assolutamente legali.
  4. Non rubano il lavoro: Secondo un rapporto dell’OCSE, gli immigrati residenti in Italia sono occupati al 60%, ma, per lo più, nei settori in cui agli italiani non interessa lavorare. Essi rappresentano una manodopera, poco qualificata, che altrimenti, nessuno assicurerebbe.
  5. L’importanza dei migranti: Il ruolo dei migranti è fondamentale per mantenere in piedi il nostro sistema previdenziale; essi sono tendenzialmente giovani, quindi lavoreranno a lungo e verseranno parecchi contributi prima della pensione. Secondo Boeri, ex presidente INPS, la quota degli under 25 stranieri che cominciano a contribuire all’INPS è passata dal 27,5% del 1996 al 35% del 2015. In termini assoluti si tratta di 150.000 contribuenti in più ogni anno. Inoltre, solo una parte del totale degli immigrati rimane in Italia fino a percepire la pensione. Molti vanno via prima o non ne fanno richiesta.  In termini demografici, secondo l’ISTAT, dal 2015 la popolazione residente è in diminuzione, il che è dovuto alla componete italiana: al 31 dicembre 2018, 235000 in meno rispetto al 2017 (-0,4%). Rispetto al 2014, si sono persi 677000 cittadini. In effetti, la vera emergenza, in Italia, non è l’immigrazione, bensì l’emigrazione.
  6. Immigrazione e criminalità: I dati del Viminale dicono che si ha un calo sostanziale dei crimini, tra cui, omicidi, furti e rapine, nel mentre, gli immigrati cono cresciuti da 3 milioni nel 2007 a circa 5 milioni e mezzo. I reati più gravi, sono passati da 2,9 milioni a 2,6: gli omicidi, non sono mai stati così pochi dall’Unità d’Italia, mentre rapine e violenze sessuali sono scese da 5000 a 4000 nel 2015 ed il numero dei furti è rimasto sostanzialmente invariato. L’emergenza criminalità è assai meno rilevante di quanto sia percepita e, quella straniera ancora meno. Non è stata dimostrata alcuna relazione fra l’immigrazione e il tasso di criminalità. Esiste, tuttavia, una relazione fra permanenza irregolare in Italia e criminalità e questo è certo una buona ragione per evitare fenomeni di clandestinità.

Tutto questo ci dice che

  1. I contorni del fenomeno migratorio sono molto diversi nei numeri e nelle forme da come li si dipinge: non c’è nessuna invasione!
  2. La presenza dei migranti non è un fattore che determina in qualche modo fenomeni criminali o devianti.
  3. I migranti sono una componente fondamentale della nostra società, senza la quale si troverebbe in grave difficoltà.

Ovviamente, però, al “popolo” di cui sopra di tutto ciò non arriva e non interessa niente, perché sono concetti troppo difficili da comunicare, elaborare e comprendere, per una società composta da individui che hanno, per lo più, smesso di ragionare.

 

Problematiche internazionali

Un altro fattore rilevante, di cui bisogna tenere conto nell’analizzare le problematiche della gestione dei fenomeni migratori, sono le problematiche legate ai rapporti fra i paesi d arrivo, quelli di partenza e quelli di destinazione finale dei migranti..

  1. I partner europei: Gli altri stati europei, che hanno problematiche di consenso simili alle nostre per quanto riguarda l’immigrazione (sebbene non al livello cui siamo riusciti ad arrivare noi), non si sognano nemmeno lontanamente di prendersi quote di migranti, scaricando il problema su di noi e facendo gioco del nostro ministro degli interni (le cose potevano magari essere diverse se quest’ultimo si fosse presentato ALMENO UNA VOLTA al tavolo in ci si dovevano rinegoziare i trattati di Dublino). Del resto, non mi viene in mente, al momento, nessun episodio della Storia in cui l’immigrazione abbia portato consenso (forse solo, in parte, nell’antica Roma).
  2. Rimpatri: I rimpatri sono praticamente impossibili, perché, così come i paesi occidentali non fremono dal desiderio di prendersi i migranti, i paesi di origine o i paesi di partenza non hanno nessuna voglia di riprenderseli. Ad esempio, per riportare, un cittadino africano nel suo paese di origine, occorrerebbe accompagnarlo all’aeroporto e pagargli il viaggio (perché certo lui non lo pagherebbe per tornare a casa sua) e poi occorre che l’aeroporto d’arrivo lo facciano sbarcare. E’ chiaro quindi che il rimpatrio implica un costo per lo stato (siamo disposti a pagarlo?) ed è impossibile senza la collaborazione del paese di origine. L’unico modo per fare sì che se li riprendono è dargli qualcosa in cambio (cosa che in qualche modo ha fatto Minniti, non per rimpatriare, ma per bloccare gli arrivi). Siamo disposto a pagare questo costo? Ed è eticamente accettabile accordarsi con paesi che hanno governi meno che commendevoli? Infatti, il Ministro dell’Interno, sui rimpatri, non ha fatto praticamente niente sui rimpatri.

 

Responsabilità storiche dell’Occidente

Nel valutare il fenomeno in modo completo, occorre ricordare che l’occidente ha enormi responsabilità storiche e morali nei confronti dei paesi di partenza dei migranti.

  1. Colonialismo: I paesi europei hanno sfruttato fino all’osso i territori prima dell’America, poi dell’Africa e dell’Asia, impoverendoli.
  1. Sfruttamento post Coloniale: Depredazione delle risorse dei paesi africane e mediorientali, in primis idrocarburi, ma anche diamanti, uranio e molti altri, causando guerre (dimenticate), stragi, e soprattutto miseria.

Quando diciamo che dobbiamo aiutarli a casa loro, ci dovremmo ricordare di quanto li abbiamo già “aiutati”.

 

No al buonismo

Allo stesso tempo, occorre evitare il buonismo a prescindere. L’immigrazione è un fenomeno complesso e, per quanto inevitabile e necessario, non può non essere regolamentato con attenzione, perché, in caso contrario, può produrre devianze e storture. Ad esempio, per quanto sia un obbligo morale salvare le persone che rischiano di morire nel Mediterraneo, modalità di immigrazione illegali, come l’arrivo tramite i “barconi” o qualunque altro canale non regolare, deve essere contrastato in ogni modo

Così come non può essere ignorata la sensazione diffusa di insicurezza e paura dei cittadini, che, sebbene in parte non relativa a fatti reali, se non gestita, potrebbe portare a pulsioni non democratiche. Se effettivamente il numero di reati è in diminuzione, è pur vero che in certe zone del paese, nelle periferie delle grandi città, la situazione è assolutamente critica. Occorre ad un tempo, un’efficace integrazione degli immigrati ed un effettivo e determinato controllo del territorio, fruttando anche le nuove tecnologie, ad esempio i droni di sorveglianza.

 

Le Soluzioni

Ed allora, quali sono le strade possibili per affrontare il problema?

  1. Ammazzarli tutti: Affondare i barconi dei migranti e le navi delle ong (come qualcuno ha suggerito), sparare ai migranti che si avvicinano alla frontiera. Questa potrebbe essere l’unica soluzione efficace, ma, per fortuna, siamo usciti dal medioevo e anche dal fascismo (forse), quindi, se pretendiamo di essere una nazione civile, dobbiamo escludere questa soluzione (anche se non dubito che molti, segretamente, la sosterrebbero).
  2. Accogliere tutti: All’estremo opposto, l’idea di fare entrare tutti coloro che lo desiderano. E’ certamente una soluzione moralmente alta e, probabilmente, ci porterebbe anche un certo consenso immediato (dopo la vicenda della Sea Watch, non solo la Lega ha aumentato il suo consenso, ma anche il PD). Per quanto affascinante è una soluzione non praticabile, e non parlo di consenso o di dissenso, bensì del fatto che una società già complessa come quella attuale non può permettersi di introdurre migliaia di nuovi cittadini, senza un minimo di controllo o di gestione. L’immigrazione va regolamentata, come ho già scritto.
  3. Faccia Feroce: E’ la strada che sta perseguendo il nostro Ministro degli Interni, si accanisce contro gli sbarchi e le ong con una magistrale propaganda, facendo il bullo e il poliziotto, per guadagnare consenso ed al tempo stesso distrarre l’opinione pubblica da tutti gli altri problemi che affliggono il paese. Naturalmente, non sta facendo realmente nulla per bloccare l’immigrazione (perché, come abbiamo detto, solo una piccola parte si realizza con gli sbarchi) o per convincere i paese europei a condividere lo stress migratorio o per realizzare i rimpatri. L’unico risultato che sta ottenendo è di fare annegare delle povere persone nel Mediterraneo. Un colpo da maestro in termini di propaganda, un fallimento totale in termini politici.
  4. Accoglienza Ragionevole: Salvare le persone che rischiano di annegare, non criminalizzare le ong (per quanto, qualora commettano dei reati, devono essere perseguite come qualunque altro soggetto), elaborare dei corridoi umanitari per i soggetti che hanno veramente diritto ad essere accolti, abolire la legge Bossi-Fini, introdurre lo Ius Culturae, fare accordi coi paesi di origine affinché l’Italia possa pattugliare e bloccare l’imbarco di barconi di profughi, integrare gli immigrati regolari, prevedere quote e limiti all’ingresso di immigrati, utilizzare i migranti in attesa del diritto di asilo per lavori socialmente utili. Evitare il buonismo a prescindere, essere inflessibili nei confronti dei clandestini e di chi commette reati. Spingere per accordi coi paesi di origine sui rimpatri e con i paesi UE per superare il trattato di Dublino (entrambe le cose, come già detto, sono estremamente difficili).

Questa forse è l’unica strada percorribile, per un paese civile, ma come abbiamo detto, non porta alcun consenso.

 

Conclusioni

Quali conclusioni trarre da questi ragionamenti?

Che non c’è niente che la sinistra possa fare per non essere messa sotto sul tema migrazione. Non potendo (e non dovendo) assumere le posizioni politiche pseudo-Salviniane, data la predisposizione mentale degli Italiani, subirà sempre la tematica in termini di consenso. La strada dovrebbe essere quella delineata nel punto d, ma questa, comunque, non porterà consenso.

Forse la sinistra dovrebbe spostare l’attenzione su altri temi come l’onestà, l’equità e la lotta al capitalismo feroce, che è fra le cause dell’immigrazione e la tutela dell’ambiente.

 

 

Riccardo Tassone