La scomparsa di un persona è sempre un fatto triste e rispetto chi, legato ad essa, esprime dolore e cordoglio per la sua scomparsa. Ma io non mi accodo al coro di incensatori di questa figura (che non nominerò) dimenticando che cosa abbia rappresentato per la Storia d’Italia, ben prima di “scendere in campo”, che con il suo spregiudicato incedere ha segnato in negativo l’evoluzione morale della nostra società. Perché il problema è che qui, in Italia, abbiamo la memoria troppo corta. E no cari, io che sono nato politicamente come antiberlusconiano, non posso dimenticare.
Tutto nasce ben prima del 1994. Fino agli anni ’70, era presente una fortissima opinione pubblica ed una radicatissima partecipazione politica, al punto che, per contenere un eventuale successo della sinistra e scongiurare riforme progressiste, si usavano le bombe e le pallottole.
Nel periodo successivo il soggetto in questione (tessera 1816 della P2), flirta con Craxi in funzione anticomunista e negli anni 80′ (e poi nel 1990 con la Legge Mammì) ottiene leggi favorevoli alle sue aziende. La nascita delle tv commerciali (molti, comprese le procure, si sono interrogati sull’origine del suo potere economico), delle sue, rappresenta certamente l’intuizione di chi capisce che c’è una parte del paese che cerca evasione dal periodo buio precedente (terrorismo e guerra fredda); così si inizia bombardare il pubblico con programmi leggeri e superficiali che inducono al disimpegno e alla banalizzazione del pensiero. Poi l’acquisto del Milan; io adoro il calcio, ma sono fin troppo consapevole di come sia un’arma di distrazione di massa. E così, l’opinione pubblica si disarticola, l’impegno pubblico si dissolve.
La morte culturale e morale della nazione.
L’avvento dei social ha poi fatto il resto.
Ha preparato tutto per l’avvento di un personaggio, di sé stesso. Si dice che la “discesa in campo” sia stata un’operazione finalizzata alla tutela delle sue aziende, quando dopo tangentopoli si percepiva la possibilità che il potere passasse effettivamente alle sinistre. Ma sembra anche il coronamento dell’operazione iniziata nel decennio precedente: dopo avere “preparato” l’opinione pubblica con i suoi programmi, ha capitalizzato proponendo un personaggio politico in linea con la narrazione che ha portato avanti (probabilmente in accordo con l’establishment economico che ha visto in lui un soggetto in grado di tutelare i propri interessi ed imporre quella narrazione liberal-capitalista che oggi domina, per cui l’economia è l’unica cosa che conta, ruolo ereditato poi da Renzi e da Meloni). Ed egli è diventato il punto di riferimento di quella parte della società che non aveva i mezzi culturali per difendersi dalla sua narrazione: era il ricco, l’uomo di successo, il modello cui tutti aspiravano. Si impose, così, un pensiero collettivo segnato dall’individualismo portato all’estremo, dal primato degli interessi particolari sull’interesse della comunità.
Il resto è storia. Il conflitto di interessi, le leggi ad personam, la delegittimazione della magistratura (ricordiamo che il soggetto in questione ha subito oltre trenta processi), la nascita del populismo, il bunga bunga, le olgettine, papi, la nipote di Mubarak, la distruzione della scuola pubblica (il buonismo verso gli studenti che sta devastando una intera generazione è forse l’onda lunga del berlusconismo) e della sanità pubblica, lo sdoganamento degli eredi dell’MSI..
Di fatto, tutte queste cose sono state introiettate dalla psiche collettiva. La società italiana di oggi e la politica di oggi (complice anche la sinistra che non è stata capace di contrastare efficacemente tale deriva) ed anche questo governo sono le conseguenze dirette del berlusconismo. Egli ha creato quella massa di elettorato fluido, formato da persone di basso livello culturale ed estrazione sociale (che avrebbe dovuto essere rappresentata dalla sinistra) che tende ad essere attratta dal soggetto più bravo a parlare alla pancia. Meloni, Salvini, Renzi (forse il suo vero erede politico) ed in parte anche Grillo hanno sfruttato il terreno populista preparato da Berlusconi per fare crescere le loro narrazioni politiche.
La cosa forse più comica e più irritante è che negli ultimi tempi, anche per certa sinistra, egli è diventato il “moderato”, il saggio, la stella polare di una destra liberale e normale, in opposizione all’estremismo degli altri. Un gigantesco ribaltamento della realtà, una rimozione colossale della memoria collettiva.
Ma io, che sono nato politicamente come antiberlusconiano, che nel 2010 ho scritto, ogni giorno, per mesi “BERLUSONI DIMETTITI” su FB, non posso dimenticare. Sono rimasto disgustato dall’apologesi che gli è stata tributata la scorsa settimana (lutto nazionale, funerali di stato, televisioni, rai e canali sportivi compresi, che hanno parlato di lui per giorni interi senza sosta), ma non sorpreso.
Quindi no, non c’è stata da parte mia alcun messaggio di cordoglio.
Perché io rammento.
P. S.: Consiglio di leggere questo articolo che mi ha in parte ispirato https://www.repubblica.it/politica/2023/06/12/news/silvio_berlusconi_morto_cavaliere_presidente_forza_italia-395086245/
Riccardo Tassone